Il Luna Park di Woody Allen. Il bellissimo film del regista americano si apre sulla spiaggia di Coney Island, nello scenario degli anni ’50. Una donna sposata e infelice (interpretata da una folgorante Kate Winslet) contende alla figliastra le attenzioni del bagnino del luogo, anche aspirante  scrittore. Kate Winslet è da Oscar.

Piu’ in dettaglio, nel racconto vediamo che nel parco divertimenti di Coney Island si intrecciano le vite di quattro personaggi, le cui esistenze scorrono appunto quasi interamente all’ombra della grande ruota panoramica che è la giostra simbolo del parco. Ginny (Kate Winslet), una ex-aspirante attrice che ora è costretta a lavorare come cameriera, ed alle prese con un figlio piccolo e piromane; Humpty (Jim Belushi), il marito della donna che manovra le giostre; Mickey (Justin Timberlake), il bagnino che sogna di diventare scrittore; Carolina (Juno Temple), la figlia che Humpty ha avuto da un precedente matrimonio che torna a casa del papi per nascondersi dal marito  gangster che la vuole eliminare.

La Ruota delle Meraviglie è quasi una piece teatrale di Broadway: c’è infatti un chiaro “inchino” (sempre omaggio è, anche se diverso da quello del comandante Schettino all’isola del Giglio) di Woody Allen al grande teatro americano di Arthur Miller e Tennessee Williams. La regia fa recitare gli attori in interni e lascia gli esterni alla luce della fotografia strabiliante del nostro premio Oscar Vittorio Storaro, alla seconda esperienza con Woody Allen dopo “Café Society“, che veramente illumina il film con i suoi colori e che rende ogni fotogramma un’opera d’arte. Poi c’è il talento sofisticato di una delle più grandi attrici di Hollywood di oggi: Kate Winslet rende il suo personaggio una nuova eroina tragica, la versione proletaria di Cate Blanchett in “Blue Jasmine”, tanto per restare a Woody Allen. Il suo matrimonio con un uomo che non ama, la sua battaglia contro la figliastra per contendersi l’amore del bagnino, la patologica gelosia che la fa scivolare verso la follia sfociano nel suo monologo finale che riporta a quella dimensione di teatro di cui si diceva prima. Un film sui sogni perduti, sul dolore e sulla morte. Il vecchio Woody ha colpito ancora.

 

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