La nostra amica, inviata speciale e critica cinematografica Manuela ha visto per noi questo film. E qui ce lo recensisce.

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Antonio Albanese, come Corrado Guzzanti, si distingue dalla maggior parte dei comici perché é un genio. Soprattutto nel creare quei personaggi eccessivi e surreali come maschere, che però hanno dentro tanto di quella verità ( il Ministro della Paura…) da obbligarci ad una autocritica tutt’altro che comica.
Nelle regie non sembra però avere la medesima mano felice. Cosi’ avviene in “Contromano”.
La storia é gentile e garbata, perché nonostante il personaggio interpretato da Albanese esibisca ogni tanto un piglio un po’ leghista, in fondo é una persona buona e generosa.
E lo dimostra con la manifestazione e poi la realizzazione di un progetto che, come dice lui stesso, dovrebbe coinvolgerci tutti: riportare uno ad uno, con le nostre auto, tutti gli emigrati in Africa. Cosa che a lui riesce di fare, alla fine, con un po’ di difficoltà e di accadimenti che gli remano contro, riaccompagnando in Senegal l’emigrato che gli fa una concorrenza spietata vendendo calze di “filo di Svezia” a quattro soldi, proprio sulla porta del suo blasonatissimo negozio di intimo nel centro di Milano.
È nella descrizione del rientro in Africa che la sceneggiatura vacilla un po’. Qualche lungaggine di troppo, qualche episodio forzato, qualche personaggio tirato per i capelli.
La conclusione comunque (e non dirò di più per non rovinare il finale a chi lo vedrà) é sorprendente, ma non moraleggiante. Un atteggiamento che in Albanese sarebbe fuori luogo, e che nello scrivere un nuovo capitolo per la vita del suo personaggio, ci offre delle indicazioni non ovvie e che non puzzano di sacrestia, ma ci restituiscono la generosità di una persona che la solitudine, nonostante tutto, non ha inasprito.
Nel complesso un film godibile e amabile come il suo protagonista- regista, per passare due ore serene.

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