Premessa (quasi) indispensabile: per una piena e totale fruizione del film “L’uomo che compró la luna”, del regista Paolo Zucca, la sua comprensione e quindi il divertimento che ne risulta, sarebbe necessario conoscere bene i sardi e la Sardegna. E naturalmente non basta andare due settimane a S. Teresa di Gallura in agosto al mare, frequentare più o meno marginalmente la Costa Smeralda occhieggiando i vip sugli yacht milionari ormeggiati, o stazionare speranzosi fuori dal Billionaire o succedanei, in attesa di calciatori o soi-disant attricette in disarmo.
Ma occorre immergersi nell’entroterra, percorrere le strade che a stretti tornanti si arrampicano fra le sughere per poi sfociare su pascoli deserti o si affacciano su paesaggi lunari; fermarsi in paesini apparentemente disabitati a prendere un caffè nei bar disadorni frequentati dagli anziani e dai pochi giovani locali, magari azzardando un tentativo di conversazione. Se vi riesce. Insomma, vivere la Sardegna, abitarvi, capire cosa significhi essere sardi. E non crediate che sia facile, se non si affronta questa impresa con lo spirito adatto e la giusta predisposizione.
Nel film, due agenti al servizio dei ‘poteri forti’ americani, si accorgono che la Luna è proprietà di un sardo. E decidono di inviare un emissario per capire che cosa si nasconda dietro questo mistero.
Il regista e le sceneggiatrici, Geppi Cucciari e Barbara Alberti, conoscono bene la materia e ne hanno fatto tesoro. Il film, apparentemente stralunato, ma con una trama ben delineata e godibile, tratta soprattutto della riappropriazione della ‘sarditá’ da parte di un protagonista che, per vicende familiari, dalla Sardegna è lontano. Una fiaba tenera e comica, a tratti decisamente surreale, tutta incentrata sulla riappropriazione di una identità forte e difficile da abbandonare. Kevin/Gavino si addentra nella storia da milanese riconvertito in sardo da un ‘formatore culturale’ locale, percorrendo una strada irta di ostacoli e luoghi comuni (assolutamente reali, garantisco) che sono la vera sostanza del film. Il possesso della luna, che poi sarebbe la Sardegna stessa, è un pretesto per parlare di una popolazione a lungo dimenticata, sottovalutata o maltrattata dalla storia e dalla politica. Ma sono talmente tante le verità che vengono a galla nel corso del film, ben interpretato da attori noti e da figure che si stenta a capire se appartengano a filodrammatiche locali, o siano stati presi al volo da un pascolo, che non si può fare a meno di ridere e constatarne, a tratti, la drammatica amara verità.
Non a caso il film, apparso timidamente sull’isola, ha fatto un boom di incassi in continente, anche grazie a una regia essenziale e senza sbavature sentimentalistiche.
E non accenna a diminuire il suo gradimento.

by manu52