C’è talmente tanta acqua in questo film che potrebbe essere il remake de “L’era glaciale” girato in epoca di effetto serra. Comunque meritato l’Oscar appena vinto come miglior film. E poi quello come miglior regista, in mezzo peraltro a 13 nomination. Una donna, muta, addetta alle pulizie in una struttura di spionaggio americano a Baltimora, scopre in un laboratorio una maxi creatura anfibia nascosta, la ama e se la porta a casa. Un film pseudo – horror con romantica love story di straordinaria potenza visionaria. Da vedere. Si resta incantati davanti a tanto amore per il cinema. Guillermo del Toro ama i mostri, ne ha sempre avuto una passione, per quelli del cinema e della letteratura, da tempo colleziona vecchi manifesti e statuette, come confessato pochi mesi fa a Venezia quando vinse anche quella Mostra con questo film, in cui ne fabbrica uno, di mostro, estremamente affascinante. Nel tempo ci sono state diverse variazioni sul tema della Bella e la Bestia, all’elenco mancava in effetti la creatura anfibia con le squame, che deve seguire dieta proteica, uova sode a gogò, manco fosse un culturista. Siamo nel 1962, piena Guerra fredda. Stati Uniti e Unione Sovietica cercano di prendere il sopravvento uno sull’altro in ogni ambito, chi manda la prima cagnetta nello spazio, chi il primo uomo. Quindi anche un mostro anfibio pescato in chissà quale fiume, che potrebbe nascondere segreti scientifici e potenziali applicazioni, può diventare oggetto di contesa, almeno da studiare segretamente. Infatti i sovietici, con le loro spie dentro il laboratorio, vorrebbero rubare l’umido cimelio. I “cattivi” tra gli americani, dopo avere torturato il mostro, studiato le sue funzioni vitali per scopi forse scientifici, sono pronti ad ammazzarlo.

Elisa la muta, come detto, è una fanciulla che fa le pulizie in questo lab di Baltimora. L’attrice è Sally Hawkins (era la sorella povera e provinciale di Cate Blanchett in “Blue Jasmine”). Accanto a lei lavora di straccio e scopa, e parla per due, per sé e per la muta, la linguacciuta Octavia Spencer. Succedono tante cose, la trama pare semplice, ma si resta avvinti dalla storia. I dettagli della stanza della ragazza solitaria, l’appartamento del vicino che fa il disegnatore, il cinema di periferia, sono squarci che descrivono l’America di semi-periferia anni ’60.

Guillermo del Toro svela un animo romantico al cubo. Sottotrame, metafore, morali si sprecano. Una fiaba, un po’ “La sirenetta”, un po’ horror. C’è sempre qualcuno, in qualche parte del mondo o di altri mondi, disposto ad amarti e ad essere amato. Al limite, occhio all’umidità.

10 commenti su “Recensione “La forma dell’acqua””

  1. Aprezzate le prime tre righe di aperture della recensione della forma dell’acqua, non andato oltre per non subire spoiling, spero ancora di farcela a vederlo in settimana.

  2. Caro lettore, grazie per il tuo commento. Stai tranquillo, nei nostri articoli (come deve essere in tutte le recensioni scritte ovunque) non diciamo come finisce il film, nessun pericolo di spoiling, quindi puoi serenamente leggere tutta questa recensione, come pure tutte le altre di questo blog, e poi andare al cinema. Torna a visitarci quando vuoi.

  3. Ci sono vari spunti da analizzare in questo film a mio avviso. La rivincita degli umili e dei più deboli che nella nostra società attuale vengono messi all’ultimo posto contro i potenti arroganti ignoranti e presuntuosi che oggi invece vengono esaltati. L’accettazione del diverso portato alle estreme conseguenze che sfocia nel sentimento più nobile dell’amore naturalmente fisico porta a riflettere anche sui fenomeni vari dell’intolleranza dilagante che c’e’ nella attuale società nei confronti dei diversi che mi terrorizza parecchio perché mi riporta indietro a tempi funesti della nostra storia la nascita del nazismo. Naturalmente un film confezionato in maniera pregevole è presentato in modo disincantato e fiabesco fa ancora più presa sullo spettatore che sa cogliere i vari spunti di riflessione.

  4. Mi sono avvicinata a questo film con due atteggiamenti contrastanti. Uno negativo, perché in tutti i trailer visti questo perenne colore verdastro, il rapporto ormai stucchevole fra la ‘bella’ e la bestia e la favola che se ne intuiva come filo conduttore, la presenza significativa di minoranze deboli ( l’addetta alle pulizie di colore e quella muta) , me lo rappresentavano come un film ‘furbo’. Per contro il parere di alcuni amici di cui di solito mi fido, alla fine mi ha convinto. Ma il mio naso non mi aveva tradito. Peggio. Volere a tutti i costi mischiare tematiche così poco affini ( spionaggio ante caduta del muro, maschilismo spinto, razzismo, inserimento del vicino di casa gay, anche questo come rappresentante di una minoranza esclusa e/ o debole, il simbolismo dell’uovo e quello dell’acqua ) con un esito di cui non dirò per non spoilerare, mi ha confermato nelle mie perplessità. C’è una gara fra il regista e se stesso a voler infarcire di tutto e di più una storia che andava trattata unicamente come una favola per adulti. Persino l’abitazione della protagonista, così sciatta e sporca, non ha ragione di essere, altro che per fornire un ritratto di disagio che dalla persona handicappata si trasferisce al suo ambiente di vita. Mentre lei, che in realtà fa le pulizie per vivere, perché non tiene meglio casa sua? Concludere che ‘amor omnia vincit’ è una facile scappatoia che un regista esperto dovrebbe poter giustificare altrimenti che non con la pietà per due esseri diversi. Un film che non mi è piaciuto, anche per la gratuità di alcune scene splatter che nulla aggiungevano all’economia del racconto. Fragile l’interpretazione di Sally Hawkins. Molto più convincente Octavia Spencer.

    • Grazie per il tuo commento, Manuela. Considerazioni di livello qualitativo altissimo, anche se a me il film e’ piaciuto molto, ma i gusti personali sono un altro discorso. Invece mi permetto di dissentire fortemente circa la interpretazione di Sally Hawkins, che ho trovato notevole.

  5. Sarò un incompetente, sicuramente non politicamente corretto (come piace all’autore del blog) ma, per me, è uno dei film più brutti che abbia mai visto. Trama scontata, mix di mostri e guerra fredda con un collegamento tra essi semplice e banale. Unica nota positiva l’interpretazione della protagonista. Ma come si fa a dare l’Oscar ad un film simile?

  6. Ho trovato notevole l’interpretazione dell’attrice protagonista, non sempre altri attori sono stati all’altezza di ruoli dove la mancanza del dialogo è l’essenza dell ruolo, entrano in gioco espressività e postura del corpo.
    Anche per me l’oscar è meritato.

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