Mese: marzo 2019

Recensione “Santiago, Italia”

Dove eravamo noi, allora ancora bambini, o i nostri fratelli appena ventenni, quell’11 settembre (maledetta data) 1973?

L’estate ancora nell’aria, tornati dalle vacanze, ci accingevamo ad affrontare un nuovo autunno e una nuova stagione. Forse siamo rimasti un po’ distanti, distratti. Troppo giovani, impegnati nei nostri piccoli problemi quotidiani. Ma poco dopo ci pensarono gli Inti Illimani fuggiti dal Cile a risvegliare le nostre coscienze con quel “Y el pueblo unido jamás será vencido “, che a lungo risuonò ovunque. Un inno facile e orecchiabile che (molti) adottarono volentieri, forse con un po’ di incoscienza e pochissima consapevolezza. Certo, c’erano i super informati, gli attivisti, i giornali. Ma la tv e la stampa mi sembra che cercarono di ridurre tutto al solito colpo di stato in un paese del Sudamerica.

Oggi vedere “Santiago, Italia” al cinema, (ri)vedere sullo schermo quelle immagini agghiaccianti, la gente che con le mani sopra la testa entra nello stadio di Santiago, viene spintonata giù dagli autobus, i caccia dell’esercito cileno che bombardano il Palazzo della Moneda, ci dà una scossa, direi salutare.
Nanni Moretti, al suo primissimo documentario, intervista personalmente un buon numero di persone di diverse provenienze sociali che quegli anni li hanno vissuti da ventenni: avvocati, artigiani, medici, registi, giornalisti, anche personaggi famosi. Ognuno di loro ha una esperienza da narrare, alcune abbastanza traumatizzanti. Moretti intervista anche due ex ufficiali dell’esercito della giunta militare di Pinochet, uno dei quali ancora detenuto in carcere. Si discolpano con apparente disinvoltura, con motivazioni contraddittorie. “I militari non fanno politica”, afferma uno. “Io non sono un torturatore” sostiene l’altro. E provoca l’unica reazione di Moretti che afferma: “io non sono imparziale”, uscendo solo per un attimo dall’ombra in cui si è mantenuto fino ad allora, senza voler tenere lezioni di morale, politica o storia (per nostra fortuna).

In conclusione di “Santiago, Italia” c’è la vicenda del diplomatico che apre le porte dell’ambasciata italiana ( “non ricevetti nessuna indicazione, mi affidai all’istinto”) dando modo a numerosi cileni di espatriare verso altri paesi, molti in Italia, dove tutti i partiti si schiereranno per l’accoglienza e molti italiani accoglieranno a casa propria questi sconosciuti sempre in attesa di poter rientrare. Il Cile restó per molti anni un Paese insicuro; molti non rientrarono mai. Ora questo film/documentario di Moretti ci ricorda ciò che è stato fatto allora da una Italia solidale, che non assomiglia affatto a quella di oggi. Un film da vedere, per sapere, farsi domande, ricordare. Imparare. Ma la Storia non insegna niente agli uomini, come ebbe a dire Antonio Gramsci.

by manu52

Recensione “La favorita”

Yorgos Lanthimos dirige un film che ha come protagonista una delle sovrane meno conosciute dagli stessi inglesi, ma che durante il suo regno firmó leggi di notevole importanza e modernità. Tuttavia il regista sostiene di non aver voluto fare un film storico. Se la vicenda che lega Anna d’Inghilterra ( una strepitosa Olivia Colman) alla sua dama di compagnia Lady Sarah Churchill, prima duchessa di Marlborough e antenata di Winston Churchill ( Rachel Weisz ) è reale, il soggetto non è privo di inesattezze e divagazioni volutamente fantasiose. Anna soffriva di gotta e morì di vaiolo; ebbe veramente diciotto gravidanze e solo un figlio le sopravvisse; e durante il suo regno nel XVIII secolo, l’Inghilterra era in guerra con la Francia, una guerra che fu dispendiosa e disastrosa. Abigail Masham, infine, era la cugina di Lady Sarah, e la sua irruzione a corte determinò la guerra di potere fra le due donne che si contendevano i favori della regina, insieme alla discrezionalità di fare scelte politiche a favore dei loro protégée. Il resto è creazione fantasiosa.

“La favorita” è sorprendente e originalissimo soprattutto per l’uso che il regista fa della macchina da presa, del montaggio e dell’obiettivo fisheye in alcune scene, probabilmente per dare maggiore ampiezza agli ambienti, pieni di arredi e vuoti di persone, già enormi e ricchi di quadri, soprammobili e arazzi, e per dilatarne ulteriormente la percezione. Un uso che potrebbe anche risultare fastidioso, come volutamente disturbante è lo scandire di una nota ossessivamente ripetuta da una percussione e da uno strumento ad arco, un violoncello o contrabbasso, che pare il metronomo della vita che scorre a palazzo: vuota anch’essa.
Anna è una donna capricciosa e infantile che si infatua facilmente e facilmente si disamora. Riempie la sua solitudine con i suoi 17 coniglietti, uno per ogni bimbo perso, che scorrazzano sul parquet o sul suo letto, e riposano in ampie gabbie dorate. E si ingozza di dolci, nonostante la malattia invalidante che la costringe in sedia a rotelle o a servirsi di stampelle. Succuba delle manovre della duchessa, sarà ugualmente vittima della giovane Abigail, cugina di Lady Sarah e nobile decaduta, entrata a corte come sguattera e assurta a ruolo di cameriera personale della regina, grazie alla sua abilità di manipolatrice.
Il potere è donna, sembra sottintendere il regista.
Tanto che le figure maschili, quelle poche che hanno un ruolo serio e determinato, appaiono sullo sfondo, solo per discutere di strategia militare.
Gli altri sono ridicoli pupazzi con smisurate parrucche e trucco pesante, impegnati nella corsa delle oche, o dediti a gozzoviglie e giochi volgari come studenti in vacanza, nonostante la nobile nascita e le alte cariche ricoperte.
Un certo gusto per il grottesco e la propensione a voler dissacrare ci riporta a “The Draughtsman’s Contract ” ( “I misteri del giardino di Compton House”); mentre alcune riprese a lume di candela non possono che ricordarci “Barry Lyndon”.
Ma Lantymos non ha lo stesso amore per l’arte, che influenzò fortemente le pellicole di Greenaway e di Kubrick, né gli interessa sottintendere una metafora sociale; e alla fine la pellicola rivela una certa freddezza che offre allo spettatore la bellezza dei luoghi e la bravura delle interpreti, ma lascia una insoddisfazione di fondo.

Per chi fosse interessato alle location, le riprese sono state fatte soprattutto a Heathfield House, per quanto riguarda gli esterni e la camera della Regina. Hampton Court a Londra ospita le cucine e il lungo corridoio perlinato, la Cartoon Gallery e la Fountain Court.
Mentre l’ambiente dove la regina Anna fa il suo discorso ufficiale, che si ricorda soprattutto per gli splendidi soffitti ‘a ventaglio’, appartiene alla Bodleian Library della Università di Oxford.
Coloro che fossero interessati al tracking musicale, un insieme di brani del periodo barocco e composizioni moderne, molto originale, possono approfondire qui https://www.tunefind.com/movie/the-favourite-2018

By Manu52