Il premio Oscar Paolo Sorrentino si cimenta questa volta con una diversa “Grande Bellezza”, quella molto presunta del cerchio magico di Silvio Berlusconi, nel suo periodo d’oro (?), di premier e opposizione in Parlamento (alternati), escort e bunga bunga, Milan e Mediaset, palazzi romani e Sardegna; quindi seconda metà degli anni ‘00 di questo secolo. “Loro” sono quelli che cercavano di entrare nel suddetto cerchio magico attraverso il potere del sesso, con contorno di droga, esibito con massima volgarità.

Grande come sempre Toni Servillo, qui nella parte del Berlusca (e anche in quella di Ennio Doris, come vedremo nella seconda parte).

“Loro 1” di Paolo Sorrentino è una simbolica rappresentazione della disperazione del nostro tempo. Il film racconta i vizi e le virtù della società contemporanea in una luccicante cornice pagana, dove una cerchia di anime dannate cerca disperatamente l’illuminazione ma resta inchiodata in un inferno dantesco in piena regola dove i vizi la fanno da padrone. In una società così cinica e disperata non c’è spazio per le anime candide. Quando la posta in giuoco diventa alta, ognuno (di Loro) è disposto a passare oltre qualsiasi asticella morale. Una società dominata dall’interesse, dove ogni uomo ha un prezzo. Il regista fa vedere questo agitarsi perenne di persone in cerca di gloria, soldi, potere, che cercano di mungere lui, il Berlusca, vera figura cardine del film che avrebbe potuto anche avere come titolo “Lui 1 e 2”.

Scena simbolo all’inizo, con una pecorella che resta stecchita anzichè smarrita.

Nel film si riconoscono anche Mike Bongiorno (attore Ugo Pagliai), Noemi Letizia (quella del “papi”) mentre poi, per i vari personaggi con nomi di fantasia, si può scatenare tra gli spettatori il giuoco del “Who is who”, di abbastanza facile soluzione in questo caso, per identificare altri noti personaggi dell’epoca, sulla cresta dell’onda una decina di anni fa.

Nella prima parte della prima parte (cioè la prima metà di “Loro 1”, che è appunto la prima parte del film diviso in due) Sorrentino si concentra sul mondo che ruota intorno a Berlusconi, a partire dal mitico Giampi Tarantini (attore Riccardo Scamarcio) e dalla sua compagna (nel film dipinta in stile abbastanza zoccoleggiante) i quali, fieri delle loro adenoidi come direbbe la Gialappa’s, organizzano feste a gogo, a Roma e nella villa in Sardegna presa in affitto proprio di fronte a quella di Berlusconi, e riempita di ragazze, per accattivarsi la simpatia di lui; e poi una cerchia infernale composta da donne abbastanza ignoranti ma disposte a tutto pur di fare carriera, e uomini arrivisti e incapaci. In questo panorama così squallido si staglia e, per contrapposizione, giganteggia la figura di Berlusconi, personaggio dal fare maramaldeggiante, ambiguo ma terribilmente affascinante, per tutti tranne che per sua moglie. Le anime dannate ruotano intorno a lui in attesa di essere viste, notate, salvate. I party selvaggi in Sardegna, le feste smodate piene di droga, alcol e sesso sono solo un grido di auto-affermazione di “Loro”, un rutto di sollievo generale, in attesa di essere visti da “Lui”.

Nella seconda parte della prima parte, entra ancora maggiormente in scena Berlusconi. Ma tra i primi folli personaggi e lui, esiste pure la moglie Veronica (la brava e bella Elena Sofia Ricci), donna perennemente in crisi (e ci credo, con quel marito costantemente circondato da decine di giovani fanciulle spesso quasi nude, anzi basterebbe dire: con quel marito, a prescindere, tout court), triste, avvilita, in cerca di compensazioni culturali e filosofeggianti, e continuamente irretita da Silvione che con il suo modo di fare cerca di sorprenderla e riconquistarla in ogni modo.

Il lusso e la decadenza de “La grande bellezza” tornano qui in scena con un tripudio di corpi nudi, di piaceri mondani e di una società senza morale. In questo contesto Berlusconi se la ride, pensando a cosa sarebbe l’Italia senza di lui sulla scena politica (e imprenditoriale, e sportiva, e sociale, e di costume). Tra una canzone napoletana eseguita dal fido Mariano e una barzelletta idiota, lui imperversa leggiadro e senza alcun rimorso.

Toni Servillo come sempre domina la scena con la sua bravura, rappresentando in maniera più che credibile una delle figura più ambigue della storia d’Italia, che comunque rimane un essere meno peggio di molti di “Loro”.

 

1 commento su “Recensione “Loro 1””

  1. Non può (e sottolineo non può ) un film essere definito dal duo protagonista ..” essere “ il suo protagonista …tutto ruota attorno a Servillo che asservisce ogni scena privando il film stesso di significato se non in relazione a lui ..che non è “ meno peggio “ di Loro ma ne è l’idolo ed emblema ..intima loro raggion f’essere

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