Se non ricordate come sia finita la finale del torneo di Wimbledon 1980 o, per i piu’ giovani, se non lo sapete proprio, non andate su Wikipedia per scoprirlo prima di recarvi al cinema, ma scopritelo alla fine di un film che e’ avvincente quasi come una partita dal vivo.

Il regista danese Janus Metz in questo parziale biopic dei due tennisti, narra infatti le vicende che precedettero quel sabato 6 luglio 1980, che culmino’ sul centrale di Wimbledon in stile quasi western da mezzogiorno di fuoco. Quattro ore di match con un tie-break infinito al quarto set. Il martello pnenumatico svedese (“Ice Borg”) contro il monellaccio di New York (“SuperBrat”), N. 1 e 2 al mondo, interpretati con impressionante somiglianza fisica dagli attori Sverrir Gudnason e Shia La Beouf, arrivano alla finale del torneo che sarebbe stato il quinto trionfo consecutivo per Borg oppure il primo per McEnroe. Prima, anche in flashback, vediamo i due protagonisti bambini e poi ragazzini che giocano e si allenano per diventare il numero 1. E poi piu’ in dettaglio i mesi e i giorni che precedettero quella finale.

Assistiamo quindi a una delle canoniche chiavi di lettura del cinema di stile holliwoodiano, con le due personalita’ opposte per carattere, profondita’ esistenziale, comportamenti, destinate alla fine a sovrapporsi in vista di una sorta di lieto fine o apoteosi dei buoni sentimenti, con appuntamento al torneo dell’anno successivo.

Non e’ un documentario, ma un film anche ben riuscito se e’ stato premiato alla recentissima festa del cinema di Roma. Ricordando  anche l’ottimo “Rush” di Ron Howard di pochi anni fa sulla rivalita’ tra Niki Lauda e James Hunt in Formula 1, ci si chiederebbe perche’ tale genere non attecchisce da noi, perche’ un regista italiano non abbia mai pensato a qualcosa di simile a proposito di rivalita’ storiche nostrane come Bartali – Coppi, Mazzola – Rivera, o altre.

 

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